«Auto, moto e incidenti, la metà delle strade non è a norma e non si investe in sicurezza».
A chiedere il rispetto delle norme è l’avvocato Angelo Pisani, presidente di Noiconsumatori.it
19 NOVEMBRE 2023 – Il 19 novembre si celebra la giornata mondiale delle “vittime della strada”, durante la quale una preghiera ed un pensiero vanno a tutte le vittime ferite e scomparse in conseguenza di scellerati comportamenti alla guida, spesso evitabili anche con un po’ di buon senso, e di altre disgraziate concause, in gran parte dovute alla cattiva manutenzione e gestione delle strade, o spesso di tanti veicoli killer in circolazione, soprattutto di stranieri che ignorano ogni tipo di regola. Le statistiche e gli ultimi rapporti dell’Istat assomigliano a un bollettino di guerra: nel 2022 sono decedute oltre 3.260 persone, mentre i feriti sono stati oltre 230,568 e gli incidenti stradali censiti ben 174,467. Tutti numeri resi noti per difetto ed in crescita rispetto agli anni precedenti.
Tra i comportamenti errati alla guida si confermano come più frequenti la distrazione, spesso per uso di apparecchi elettronici, come pure la semplice sigaretta, il mancato rispetto della precedenza, la velocità troppo elevata, in maggioranza l’uso del cellulare.
Aumentano, purtroppo, anche i casi e le sanzioni per la guida sotto l’effetto di alcool e di droghe, soprattutto al nord, ma sempre di più tra i giovani, troppo spesso protagonisti di tragedie annunciate.
Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna, Toscana e Veneto, ma anche la Campania con strade sporche e abbandonate, sono le regioni dove il numero dei sinistri e delle vittime è sempre più alto e si investe poco anche sull’educazione stradale nelle scuole, dove si potrebbe aprire gli occhi ai più giovani. L’inasprimento delle pene, tra le quali la configurazione dell’omicidio stradale, non basta, non sembra che abbia prodotto gli effetti sperati. Sulle strade italiane si continua a morire e a provocare feriti, vittime innocenti e danni per la collettività.
C’è però un aspetto importante che deve essere evidenziato: si chiama attenzione e sviluppo della sicurezza stradale passiva. Infatti spesso proprio i difetti e gli ostacoli della strada sono causa di incidenti gravissimi.
Purtroppo se ne parla in occasione dei sinistri, ma poi da sempre c’è una sottovalutazione del pericolo e delle conseguenze del fenomeno. Possiamo stimare che oltre il 50% delle strade, in gran parte rete autostradale esclusa, in Italia non sia a norma e ognuno di noi è testimone ogni giorno delle tante insidie e dei trabocchetti sulle nostre strade.
Spesso ostacoli fissi, come le cuspidi, la parte terminale del guardrail, buche, alberi, piloni e pali segnaletici sono completamente sprovvisti di sistemi di protezione.
«In tantissimi altri casi i dispositivi presenti, dai cartelli segnaletici, dall’attenuatore d’urto alla barriera laterale, sono ormai incidentati, obsoleti, con la promessa ed in attesa di essere riparati o sostituiti, tra continui rimpalli di competenza fra Comuni, Regione ed ente gestore», denuncia insieme alle associazioni anche l’avvocato Angelo Pisani, presidente di Noiconsumatori.it, ma soprattutto da tempo difensore sul campo dei diritti degli automobilisti e delle famiglie delle vittime dei pericoli e delle illegalità della strada, denunciando da sempre uno scenario di diffusa illegalità e la mancanza di prevenzione e sistemi di sicurezza sulle strade adeguati ai giorni nostri.
Pisani insiste sull’obbligo di manutenzione, ripristino e revisione, «addirittura siamo in presenza di tantissimi dispositivi che, sulla carta e per l’opinione pubblica, sono a norma, ma che invece non garantiscono sicurezza e prestazioni sufficienti per i veicoli circolanti e diventano quindi killer in caso di incidenti. Le barriere stradali oggi in uso sono state progettate per veicoli che circolavano trent’anni fa, e per la cui omologazione sono previsti crash test condotti con auto di 900 chili a 100 km orari. Gli attenuatori d’urto, invece, stando alla normativa vigente, effettuano test con veicoli di massimo 1,5 tonnellate, lanciati a 110 km orari, come ricordato da tempo da uno dei massimi esperti del settore, Roberto Impero».
«Non si tiene conto – rincara la dose Pisani – che su alcune tipologie di strada il limite sia di 130 km orari e, soprattutto, che circolano veicoli ben più pesanti di 900 kg, una tonnellata, come i Suv e le auto elettriche, che poi presentano nuovi pericoli ancora da testare, tipo blocco o incendio».
Anche i limiti di velocità generalizzati non sono sempre un deterrente efficace. È semplice adottare limiti di velocità di 30 o 40 km orari per cercare di limitare la pericolosità di punti stradali critici e pensare di evitare sinistri, «ma questo – denuncia il legale – è come mettere una pezza per non intervenire in modo risolutivo sulle infrastrutture: così ci si rifugia nell’alibi degli automobilisti indisciplinati assolvendo il gestore e le assicurazioni, che dovrebbero essere le prime a pretendere che le strade siamo a norma, ma preferiscono altri alibi quando devono liquidare e risarcire le vittime, in fase giudiziale».
«In questo modo, però, chi in strada ci viaggia tutti i giorni non viene tutelato. Non dobbiamo dimenticare che è sufficiente un impatto a 40 km orari contro un palo dal diametro di soli 20 centimetri perché si incorra nel rischio di tetraplegia».
Ovvio che una scarsa prevenzione nella sicurezza stradale si traduca poi in costi abnormi per la collettività, per il sistema sanitario come per la società.
L’Istat ha calcolato che solo nel 2022 le morti sulle strade italiane hanno generato un costo sociale ed economico di 18 miliardi di euro, pari allo 0,9% del Pil. Una cifra enorme, soprattutto se paragonata al costo dei dispositivi salvavita. Un guardrail della migliore qualità costa circa 600 euro al metro lineare. Una spesa sostenibile quando si tratta di salvare vite: l’alibi della mancanza di budget non regge più.
«È necessaria – dichiara l’avvocato Pisani - una mappatura puntuale dei punti pericolosi, per questo chiedo sempre a tutti gli automobilisti di fotografarli e di denunciare, sia per l’incolumità altrui, sia per metterli una volta per tutte in sicurezza.
Non è solo una questione legale ed etica, è un obbligo di legge, in caso di omessa manutenzione e sicurezza delle strade la condotta dei responsabili deve esser perseguibile come omicidio stradale colposo, con severe condanne del gestore della strada».
Eppure da una recente inchiesta del Tg1 è emerso che soprattutto i piccoli Comuni attraverso gli autovelox incassano ingenti cifre, che poi investono o dovrebbero investire sulle infrastrutture stradali di loro competenza.
«Il Decreto Legislativo del 30 aprile 1992 è stato concepito per incentivare e sostenere la sicurezza stradale, destinando il 50% dei proventi delle sanzioni alla sensibilizzazione sul tema, mentre stabilisce che gli incassi derivanti dalle multe per eccesso di velocità debbano essere reinvestiti in opere che migliorino la sicurezza stradale. Tuttavia, un recente report ha fatto emergere come spesso i Comuni utilizzino in modo discutibile i proventi delle multe, come si può constatare dalle condizioni di alcune strade, un esempio per tutti, il comune di Napoli e provincia».
«Molto, ancora oggi si pensa alla sicurezza stradale unicamente come una responsabilità oggettiva dell’automobilista, spesso anche come alibi. Tuttavia – incalza Pisani – il problema va inquadrato nella sua interezza. Il nuovo codice della strada, per esempio, non dedica il giusto spazio al tema infrastrutturale. Seguire le regole quando si è alla guida è cruciale, ma anche la qualità della strada che si percorre gioca un ruolo importantissimo nel determinare l’esito di un incidente, indipendentemente dalle cause che lo hanno generato. Qualora un pullman perdesse il controllo, ad esempio, sarebbe auspicabile che adeguati dispositivi salvavita fossero presenti per impedire che invada la carreggiata opposta o che precipiti dal cavalcavia. Allo stesso modo se un’auto dovesse urtare la parte terminale del guardrail, le conseguenze sarebbero meno gravi se questa fosse protetta da apposito terminale, in caso contrario la lamiera attraverserebbe l’abitacolo come un coltello nel burro».