«Lo abbiamo detto molte volte e ci tocca ribadirlo ora: Scampia non è Gomorra e se proprio si intende ancora una volta speculare su questi territori con operazioni di marketing fai-da-te, allora si diffonda piuttosto fra i giovani il messaggio di un grande santo che ha la sua casa natale proprio a Marianella, Sant’Alfonso Maria de’ Liguori». Questa la prima, dura reazione dell’avvocato Angelo Pisani, presidente della Ottava Municipalità di Napoli, alla notizia pubblicata oggi sul Mattino delle magliette nere vendute al mercatino di Fuorigrotta e recanti scritte particolari tratte dal film Gomorra. Un genere che, si legge nell’articolo, è stato ideato un paio di mesi fa dopo la programmazione del film in una nota multisala e, da allora, starebbe andando alla grande fra i giovani.
Non ci sta Pisani che come sempre, quando si tratta di schierarsi in difesa della Ottava Municipalità e dei suoi abitanti, non le manda a dire: «Chiedo che le magliette vengano ritirate e ne sia proibita la vendita, oltre che la diffusione. Basta solo leggere le frasi per rendersi conto che diffondono una mentalità capace di istigare alla violenza e al predominio sui più deboli. Un pessimo esempio».
Pisani, che annuncia azioni dirette per lo stop alle vendite, peraltro abusive, delle magliette, coglie l’occasione per domandare «come mai Roberto Saviano, che conosceva tanto bene Scampia da scriverci un best seller mondiale, ha dimenticato che a pochi metri dalle piazze di spaccio, che oggi come Municipalità abbiamo contribuito a smantellare, era nato ed ha vissuto un santo come Alfonso Maria de’ Liguori, vicepatrono d’Italia e protettore dei giuristi e della legalità. Abbiamo restaurato la statua, che era cadente, e reso visitabile dai pellegrini di tutta Italia la casa natale. C’è ancora tanto da fare per il turismo religioso nei nostri quartieri, ma – annuncia Pisani – siccome da un male può sempre nascere un bene, vedremo se è praticabile l’idea di realizzare e commercializzare, soprattutto fra i giovani, magliette con le frasi più illuminanti di Sant’Alfonso».