Per quanto da noi in Italia possa sembrare incredibile, nella vicina Francia esistono ancora giornali con grosse redazioni e di larga diffusione che operano al servizio dei lettori, in condizioni di indipendenza dai poteri economici, politici, finanziari e giudiziari. E’ questo il caso di Les inrockuptibles, il magazine della testata lesinrocks (“Les éditions indépendantes”), che nel numero del 23 marzo scorso pubblica un lungo, impietoso reportage da Scampia.
I suoi cronisti sono arrivati nel quartiere del post Gomorra, girando fra abitanti e autorità locali per capire che cosa ha lasciato qui la rutilante stagione delle troupes televisive internazionali calate dal nord per ambientare nel loro scenario “naturale” alcune tra le più feroci saghe camorristiche che siano mai state scritte. «Come possiamo trasformare il dolore in spettacolo, se non facendolo interpretare da coloro che lo vivono?». Colgono al volo il senso tragico di questa condizione i bravi cronisti Margherita Nasi e David Doucet, che ripropongono non a caso la frase pronunciata da uno dei produttori di Gomorra durante le riprese. Il tutto per ricordare un caso finito male, uno dei tanti: quello del giovane che ha interpretato il personaggio di Danielino. Un ragazzo del posto, che non aveva speranze di trovare un lavoro vero, prima, e non ne ha avute dopo, quando si sono spenti i riflettori, tanto che si è ritrovato implicato in un accoltellamento. E tutti i sogni sono finiti ancora una volta nel sangue.
I cronisti di Lesinrocks hanno scelto l’avvocato Angelo Pisani, presidente della Municipalità di Scampia, come simbolo di chi quel riscatto ha cercato di conquistarlo quotidianamente per la sua gente. E si è visto distruggere in pochi giorni di riprese anni di faticosa lotta condotta insieme a rappresentanti delle forze dell’ordine, parroci, associazioni di quartiere, ma sempre in mezzo alla sua gente. «Angelo Pisani – scrivono – ama le sfide. Questo avvocato è, per esempio, un baluardo contro il fisco italiano per difendere Maradona. E dal 2011 quest’uomo è anche presidente della Municipalità a Scampia. Un compito titanico. A partire dalla sede comunale». Guardano con i loro occhi, i giornalisti francesi, e annotano, facendo conoscere ai lettori quello su cui la stampa italiana tace da sempre. Come la piscina olimpionica mai inaugurata che cade a pezzi, o quel magnifico teatro comunale realizzato nel 1985 e poi lasciato a marcire in stato di abbandono.
«Ma Angelo Pisani – chiariscono – non è il tipo da farsi cadere braccia. Carattere pugnace, preferisce ricordare il lavoro di associazioni, di polizia e magistrati che da anni lavorano per la rinascita del quartiere». Così, «quando la squadra della serie Gomorra è atterrata a Scampia, Pisani è sceso in strada a protestare: un episodio di questa serie in un attimo ha distrutto anni di lavoro!». Dopo il lancio del film molti giovani hanno imitato gli atteggiamenti di Genny Savastano, uno dei personaggi principali. Frasi cult della serie tv sono diventate espressioni correnti tra i ragazzi. Senza contare la nascita, come effetto collaterale, di quella che viene definita nell’articolo «la nouvelle vague criminale», i tredici-quattordicenni che terrorizzano i quartieri maneggiando all’impazzata armi da fuoco. «La camorra – risponde ancora il presidente Pisani nel corso dell’intervista – si esalta vedendosi sullo schermo e sa di guadagnare così sempre nuovi proseliti. Del resto, se le troupes sono potute venire qui e girare senza problemi, vuol dire che la mafia li ha visti di buon occhio».
Non la pensa così il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, che aveva autorizzato le riprese a Scampia. Ancora una volta, di fronte ai cronisti francesi, il primo cittadino intona le note del buonismo a tutti i costi. Anche quando gli ricordano come è andata a finire per “Danielino”. «E’ triste – dice – ma non è la prima volta che succede, hanno già arrestato dei figuranti, ci sono stati criminali che hanno guadagnato soldi sulle riprese. E’ quello che succede qui».
Su tutti, nel lungo, interessante articolo, si staglia per noi la figura di don Sergio Sala, uno dei parroci di Scampia, un uomo austero, lo definiscono i giornalisti. Ai quali lui racconta: «i produttori vengono sempre in Chiesa a chiedere il permesso per girare le scene dei funerali. Si riproducono solo stereotipi. L’ultima volta che sono arrivati da me, ho scoperto che ai figuranti davano 25 euro al giorno. Allora ho rifiutato l’offerta che volevano lasciare alla nostra parrocchia. Ho detto: non vogliamo niente, ma aumentate la paga dei figuranti».