«L’ergastolo non è una consolazione, è solo la rappresentazione della giustizia. Hanno provato a nascondere le macchie e le responsabilità, ma i pubblici ministeri hanno seguito bene le indagini e siamo soddisfatti che la giustizia abbia fatto il suo corso». Sono state queste le prime parole dell’avvocato Angelo Pisani quando poco fa, nell’aula di Rebibbia, i pubblici ministeri Eugenio Albamonte ed Antonino Di Maio hanno chiesto la pena dell’ergastolo per Daniele De Santis, l’ultrà romanista accusato dell’omicidio di Ciro Esposito, mentre Antonella Leardi, madee coraggio del giovane tifoso partenopeo, scoppiava in lacrime. Nel corso della precedente udienza erano stati proprio i difensori della famiglia di Ciro Esposito (gli avvocati Angelo e Sergio Pisani e Damiano De Rosa) ad auspicare che la Procura avanzasse richiesta del massimo della pena.
Ciro Esposito, un giovane trentenne di Scampia, muore il 25 giugno 2014 dopo 56 giorni di agonia al Policlinico Gemelli. Era stato colpito a morte a poche ore da Fiorentina-Napoli, finale di Coppa Italia giocata a Roma il 3 maggio 2014.
«De Santis – ha detto nella requisitoria il pm Albamonte - ha agito preordinatamente per tendere un vero e proprio agguato ai napoletani». Ciro venne raggiunto da due colpi d’arma da fuoco esplosi da distanza ravvicinata dall’ultrà giallorosso. De Santis – ha ricordato il pubblico ministero citando numerose testimonianze – dopo aver preso d’assalto con il lancio di due petardi un pullman carico di tifosi napoletani fermo in via di Tor di Quinto e averli invitati a scendere gridando «scendete, vi rompo, vi ammazzo», sarebbe fuggito in direzione del Ciak Village inseguito dal gruppo di Ciro Esposito e lì avrebbe fatto fuoco ferendo mortalmente il giovane.
«Nulla ci restituirà Ciro – ha aggiunto l’avvocato Angelo Pisani, presente questa mattina in aula – ma siamo soddisfatti per il grande lavoro della Procura, che darà giustizia a questa famiglia».
La sentenza è attesa per fine maggio.
Nella foto la requisitoria dei pubblici ministeri