La strage di poliziotti a Dallas ha riportato a galla certi aspetti ferocemente insensati dell’umanità che nel ‘civile’ mondo occidentale pensavamo di aver archiviato: xenofobia e razzismo. E che fossero state archiviate, queste categorie della barbarie, lo avevano creduto anche buona parte dei cittadini americani e dei tanti europei sempre pronti ad osservare ciò che accade negli Stati Uniti. Dove, con l’avvento di Obama alla Casa Bianca, l’odio razziale sembrava bello che sepolto.
Era invece, come dimostrano i fatti del Texas, solo un fuoco che covava sotto la cenere. Forse un’insopprimibile espressione di quella faccia oscura della natura umana che nonostante tutto tenacemente resiste. E molto spesso divampa.
Dal Texas all’Italia, se parliamo di stupida follia xenofoba, il passo diventa breve. Ce lo dicono i truculenti post anti-meridionali apparsi sui social poche ore dopo la strage ferroviaria di Andria, seguiti da non meno demenziali esternazioni di stampo genericamente nordista, con incitamenti a Etna, Vesuvio, e tutto l’abusato cliché a corredo.
Fatta questa doverosa premessa, c’è poco da stupirsi se qualcuno nella civilissima Torino ha pensato bene di inserire nel reparto “criminalità organizzata” un libro che porta nel titolo la parola Scampia.
Già perché evidentemente, accanto all’ottusità razziale che accende non solo il web, ma purtroppo anche le piazze ed i campi di calcio, esiste anche una sorta di razzismo “congenito”, o se vogliamo ,una forma di indelebile provincialismo, una specie di carenza genetica innata, che induce alcuni settentrionali, pur se privi di intenti dichiaratamente offensivi, a formulare mentalmente equazioni facili facili, tipo Scampia = camorra, o Napoli = colera, e così via.
Ci dispiace molto per quel commesso di una libreria torinese del centro che ha scelto il reparto delle mafie per inserirvi “Luci a Scampia”, il libro-emozione di Angelo Pisani sull’Italia che ricomincia dalle periferie, anche da questa periferia di Napoli Nord. Ci dispiace per il commesso, verso la cui ignoranza non possiamo che provare sentimenti di solidarietà. Ma più che altro ce ne rammarichiamo per i tanti lettori della città sabauda che saranno indotti nell’errore, complici forse quelle atmosfere sanguinolente della fiction Gomorra che, come è stato mille volte spiegato, si riferiscono a fatti di dieci e passa anni fa e non rappresentano niente, ma davvero niente, della nuova Scampia.
Ci dispiace per tutti loro, dicevamo, perché hanno perso l’occasione di riflettere seriamente sul futuro prossimo di questo Paese. Una terra di culle sempre più vuote, dove folle di anziani avanzano a passi da gigante per contendersi gli ultimi posti liberi con le ondate di migranti in fuga dagli inferni del mondo. Ci dispiace perché il futuro dell’Italia, se ci sarà, potrà solo ripartire dalle tante Scampia sparse ancora per il Sud, con tassi di natalità altissimi e la voglia disperata di crederci ancora. Sempre che questa moltitudine di giovani non venga prima sterminata dai disastri ferroviari causati da uno Stato che non conosce più neppure se stesso.
Rita Pennarola