Processo Ciro Esposito, Daniele De Santis condannato a 26 anni, pena massima per l’omicidio volontario. Il verdetto pochi minuti fa. Pisani: vanno ancora accertate altre responsabilità dei crimini commessi in quel tragico giorno
Dopo quattro ore di camera di consiglio, la Corte d’Assise di Roma ha ritenuto Daniele De Santis responsabile di omicidio volontario per la morte di Ciro Esposito e pochi minuti fa ha pronunciato a suo carico la sentenza di condanna a 26 anni di carcere, pena massima per questo reato.
In aula la protesta dei familiari del giovane tifoso ucciso, che si aspettavano la condanna all’ergastolo richiesta dai pubblici ministeri. Ma Antonella Leardi, mamma del giovane, dichiara al Mattino: «La pena inflitta è congrua e giusta, per De Santis non provo odio perchè l’ho perdonato. La giustizia deve fare il suo corso, credo che qualsiasi pena serva da monito agli altri affinché quello che è successo a mio figlio non accada più».
«La condanna inflitta a De Santis – commenta l’avvocato Angelo Pisani, che con Sergio Pisani e Damiano De Rosa assiste la famiglia Esposito – è il massimo della pena prevista per questo reato e pensiamo ci sia stato un bilanciamento tra attenuanti generiche ed aggravanti.». «L’impianto accusatorio ha retto totalmente – afferma ancora l’avvocato Angelo Pisani – ora aspettiamo di leggere le motivazioni, ma questa condanna a 26 anni è un “ergastolo sostanziale”, speriamo che questa sentenza sia da monito e da esempio per tutti».
«Dopo l’ottimo lavoro compiuto dalla Procura – aggiunge il legale – il compito di noi tutti e dello Stato è in ogni caso quello di accertare le ulteriori responsabilità di quella terribile giornata emerse nel corso delle indagini, a cominciare dai complici mascherati di De Santis fuggiti dopo l’assalto. La condanna di “Gastone” è un primo, importante passo avanti, ma occorre andare avanti, anche per dare un segnale di presenza forte dello Stato in un contesto inquinato come quello è diventato quello del calcio italiano».
Nella sua requisitoria finale, stamane Angelo Pisani aveva inteso sottolineare «il momento solenne che vive la giustizia italiana con questo processo, su cui sono puntati i riflettori da tante parti del mondo, perché – ha detto – non era mai accaduto che un tifoso, per compiere il proprio dovere e mettere in sicurezza persone innocenti, dovesse morire sotto i colpi di pistola sparatigli da criminali ultrà».
«La prima vittima di un agguato che io non esito a definire di stampo terroristico – ha detto Pisani rivolto alla Corte – è certamente Ciro, è la sua famiglia, ma guardate che qui di vittime ce ne sono anche altre, c’è lo sport, ci sono le tifoserie messe l’una contro l’altra senza motivo, e vittima è anche la città di Napoli, danneggiata e mortificata in quei giorni dalle strumentalizzazioni dei moralisti di turno che, forse per coprire altre responsabilità, hanno subito parlato di “agguati di camorra”, senza nemmeno informarsi su cosa fosse realmente accaduto».
«Sì – ha incalzato Pisani – qui si deve giudicare un gravissimo evento criminale e come tale va trattato, nel rispetto delle norme», ha concluso Pisani, aggiungendo che «la sentenza di oggi deve rappresentare per il mondo intero un grande esempio di legalità».
Qui sotto gli avvocati in aula questa mattina. In basso, Antonella Leardi con gli avvocati Angelo Pisani, Sergio Pisani e Damiano De Rosa all’uscita dall’aula dopo la lettura della sentenza.
Qui due pagine del dispositivo