«Dietro la magia dei parchi tematici si nasconde una pericolosa lezione che mina i valori più autentici dell’infanzia». E’ quanto dichiara l’avvocato Angelo Pisani nel suo racconto sulla visita a Disneyland Paris. Che continua così.
C’è un luogo che da generazioni viene descritto come la patria della magia e dei sogni, il regno incantato dell’infanzia dove tutto sembra possibile e dove la felicità, almeno sulla carta, è alla portata di tutti: Disneyland. Ma dietro i colori brillanti, i castelli fatati e le parate scintillanti si cela una realtà molto più complessa — e molto meno innocente — che merita una riflessione profonda, soprattutto da parte di noi adulti.
Un viaggio in quel parco, infatti, può diventare una lezione di vita sbagliata per i bambini, anche una delusione per i meno benestanti , un’esperienza che, invece di trasmettere valori come uguaglianza, pazienza, rispetto e solidarietà, insegna esattamente l’opposto: privilegio, disuguaglianza, consumo e superficialità.
La magia a pagamento e il trionfo del privilegio
Immaginiamo una famiglia in visita a Disneyland. I bambini, pieni di entusiasmo, varcano i cancelli con gli occhi sognanti, pronti a vivere giornate indimenticabili. Ma basta poco per scoprire che non tutti i sogni sono uguali.
Mentre alcuni bambini attendono ore di fila per salire su una giostra, altri — grazie a pass speciali o biglietti “vip” dal costo elevato — passano avanti senza aspettare. Alcune famiglie entrano addirittura dalle uscite, accompagnate da qualcuno compiacente.
Ecco la prima, inquietante lezione che questi bambini imparano senza rendersene conto: chi ha più soldi ottiene di più, le regole valgono solo per alcuni e le scorciatoie non solo esistono, ma premiano.
Quando la felicità diventa un prodotto
Ogni gioco, ogni foto con un personaggio, ogni gadget ha un prezzo. Nulla è davvero gratuito, nulla è davvero spontaneo. Così, passo dopo passo, i bambini apprendono un messaggio potente e distorto: la felicità si compra, e chi non può permettersela resta indietro.
L’attesa — che nella vita reale dovrebbe insegnare la pazienza, la condivisione e il valore del tempo — diventa un ostacolo da eliminare a colpi di carte di credito.
Dietro la facciata luccicante, Disneyland mostra la sua vera natura: non un luogo di fantasia, ma un gigantesco mercato dell’illusione, dove anche i sogni hanno un prezzo e la magia è un prodotto come un altro.
Il pericolo nascosto: educare al disvalore
Questa esperienza, apparentemente innocua, rappresenta in realtà un meccanismo educativo pericoloso. I bambini crescono con l’idea che il mondo funzioni così: l’apparenza conta più della sostanza, la ricchezza apre porte chiuse agli altri, e le regole sono negoziabili se si hanno i mezzi giusti.
È un insegnamento sottile ma devastante, perché si insinua nella loro formazione come un virus culturale, pronto a condizionare il loro modo di vedere il mondo e di rapportarsi agli altri.
La vera magia? Sta nei valori autentici
Alla fine di quel viaggio, la famiglia protagonista della nostra storia ha compreso qualcosa di fondamentale: la vera magia non è fatta di castelli o fuochi d’artificio, ma nasce da valori semplici e autentici — il rispetto, la giustizia, l’uguaglianza e l’amore sincero.
E questa consapevolezza è la più grande lezione che possiamo trasmettere ai nostri figli: che la felicità non si misura in biglietti “fast pass” o in gadget costosi, ma nel saper costruire sogni reali con ciò che davvero conta.
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