Finalmente i contribuenti tartassati da Equitalia potranno far valere i propri diritti e chiedere il risarcimento dei danni, soprattutto in presenza di ricorsi vinti o di sgravi che l’Ente di riscossione continua ad ignorare, chiedendo pagamenti o minacciando pignoramenti che invece non hanno ragione di esistere.
La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 25582/2015, ha condannato per colpa grave Equitalia, per aver insistito pretestuosamente, senza averne diritto, nel voler riscuotere forzatamente un credito.
«La società Equitalia – chiarisce la Cassazione – agisce in giudizio in proprio, sia pure in virtù del sottostante mandato che lo lega con l’ente titolare del credito; pertanto spetta ad Equitalia, e non al mandante, la scelta se rinunciare o meno all’azione. Ne consegue che, al pari di ogni altro soggetto dotato di legittimazione processuale, anche l’agente della riscossione deve essere condannato al risarcimento del danno, oltre che alle spese processuali, nei confronti della parte vincitrice del giudizio per aver agito con colpa grave».
L’ordinanza rappresenta una importantissima vittoria per i contribuenti, troppo spesso danneggiati da Equitalia, che agisce aggredendo tutti i loro beni con ipoteche, fermi e pignoramenti, insistendo anche senza averne diritto e nascondendosi dietro l’alibi dell’Ente impositore. Pertanto, nel caso in cui Equitalia insista, ingiustificatamente, nel portare avanti l’esecuzione, è tenuta a pagare, oltre alle spese processuali, anche il risarcimento del danno al contribuente, in applicazione dell’articolo 96 cpc sulla responsabilità aggravata.
Alla luce di questa importantissima sentenza della Cassazione, i cittadini perseguitati ingiustamente dalla società di riscossione possono dunque d’ora in poi chiedere ed ottenere anche il risarcimento dei danni.