Oggi la giustizia amministrativa ha dichiarato inutile e fallita la cara tessera del tifoso e ha rinviato l’udienza collegiale tra cittadini napoletani e prefetto di Torino al 23 febbraio, senza sospensiva, per motivi di “tutela dell’ordine pubblico”.
«Mentre sindaco, presidente, ministri e politici si girano dall’altra parte, senza dire una parola – va giù duro l’avvocato Angelo Pisani, che insieme ad altri legali partenopei aveva presentato il ricorso – noi continueremo nella nostra battaglia di civiltà e giustizia, chiederemo il rimborso e risarcimento danni per il bluff della tessera del tifoso, per dire basta a tasse e ostacoli della burocrazia, per non far cancellare i diritti dei cittadini e per difendere la democrazia». «Noi – aggiunge – abbiamo avuto il coraggio di metterci la faccia contro un divieto inaccettabile, noi abbiamo perso un diritto nel primo round di una battaglia per far vincere la civiltà e la dignità, ma l’Italia ha perso tutto e lo sport è sprofondato giù, come un film vietato ai bambini. Così è ancora più chiaro, è scritto nero su bianco, che lo stato italiano e la sua burocrazia non sono in grado di garantire neanche una partita di calcio, preferendo vietare uno spettacolo e far accomodare tutti davanti alle pay tv!».
Nonostante il giusto ricorso nel solco dei principi costituzionali, con provvedimento emanato ieri la giustizia amministrava non ha concesso il decreto cautelare, ritenendo la richiesta e il danno lamentato dai ricorrenti come “recessivo” rispetto alla prioritaria esigenza di tutela dell’ordine pubblico. Lo stesso TAR ha confermato così l’ampia discrezionalità e i poteri del Prefetto, dichiarando di fatto la inutilità e il fallimento della tessera del tifoso, evidentemente considerata inefficiente rispetto all’esigenza di tutela della sicurezza pubblica e dei ricorrenti, che invece attendevano giustizia.
Sono tanti gli interrogativi che si rincorrono dopo il verdetto cautelare del Tar Campania, che evidenzia la non impugnabilità dei provvedimenti prefettizi confermando la chiusura dello Juventus Stadium solo per i tifosi perbene del Napoli, in occasione della partitissima di domenica prossima. Contro il divieto aveva presentato ricorso un gruppo di cittadini modello della città di Napoli, ma per ora a vincere è stata la burocrazia, invece del Paese Italia e della auspicata democrazia.
Infatti per garantire l’ordine pubblico dal “pericolo” dei tifosi napoletani, evidentemente considerati come macchiati da un ”peccato originale”, il Ministero dell’Interno e la Prefettura di Torino, non hanno trovato di meglio che precludere loro l’ingresso allo stadio, alimentando purtroppo altri possibili pericoli, per la presenza di tifoserie opposte negli stessi settori, e quell’istinto razzista che già di suo cova in certi ambienti del Nord.
«Ma questo vuol dire – è l’amaro commento di Pisani – che siamo alla resa totale dello Stato, apparso incapace finanche di garantire lo svolgimento di una partita e la sicurezza degli spettatori, tanto da vietare le trasferte ai cittadini desiderosi solo di assistere a uno spettacolo.
Ovvio allora pensare che d’ora in poi in Italia, tranne le partite degli oratori parrocchiali, nessun altro match di livello, ipoteticamente pericoloso, può più essere disputato senza divieti». Insomma, «Siamo alle solite: c’è uno Stato buono solo ad incassare, ma incapace di difendere la democrazia e di svolgere il suo compito quando si tratta di garantire e tutelare i cittadini, a cui è più facile imporre divieti, discriminandoli e vessandoli ».