“Se i figli sono violenti e provocano danni o lesioni, i genitori devono pagare anche in solido con lo Stato, di fatto responsabile del fallimento dell’istituto famiglia e di omessa prevenzione”.
“E lo Stato non può più voltarsi dall’altra parte. Per esempio tutte le vittime hanno diritto a giustizia e indennizzo, non solo le donne”, avvisa Angelo Pisani, avvocato, fondatore del progetto 1523.it e autore del libro “L’Altra Violenza”
20 LUGLIO 2025 – «La notizia della sentenza del Tribunale Civile di Napoli, che ha condannato due genitori al risarcimento di 15.000 euro per le gravi lesioni inflitte dal loro figlio minorenne a un coetaneo, è un segnale da valutare positivamente e fa ben sperare che si continui sul binario dei valori e della legalità uguale per tutti». Così l’avvocato Angelo Pisani, fondatore del servizio antiviolenza 1523.it ed autore del recente “L’altra violenza”.
La motivazione della sentenza è netta: “deficit educativo” e mancata vigilanza. In termini giuridici: culpa in educando e culpa in vigilando, secondo quanto previsto dall’articolo 2048 del Codice Civile.
«Finalmente, verrebbe da dire – spiega Pisani – un tribunale italiano ha riconosciuto che non è solo il figlio a essere responsabile del crimine, ma anche chi ha fallito nella sua educazione e chi lo ha lasciato crescere nell’abbandono morale, etico e familiare. Ma questa sentenza, benché significativa, è solo un primo passo. Il vero problema è che in Italia non esiste ancora un sistema equo, uniforme e inclusivo che tuteli tutte le vittime delle violenze, a prescindere dal sesso, dall’età, o dallo status sociale».
«Viviamo in un Paese dove si parla solo della violenza sulle donne – tema ovviamente gravissimo e meritevole di ogni attenzione – ma si dimentica completamente che anche uomini, padri, bambini, giovani e anziani sono ogni giorno vittime di abusi, aggressioni e sopraffazioni, senza avere strumenti né voce per difendersi. Peggio ancora: vengono derisi o ignorati, perché non rientrano nei canoni mediatici o politici del momento», incalza il legale.
«Nel mio libro “L’Altra Violenza”, e attraverso il progetto nazionale 1523.it, riceviamo ogni giorno segnalazioni scioccanti: figli violenti con i genitori, baby gang senza controllo, padri separati umiliati, uomini falsamente accusati e abbandonati dalle istituzioni. E in tutto questo, lo Stato resta colpevolmente assente, lasciando molto spesso il peso della giustizia e del dolore sulle spalle delle vittime, che non ricevono neppure un euro di indennizzo, non esistono fondi e sistemi di assistenza , mentre i responsabili restano impuniti o dichiarano “incapienza” e se le loro famiglie non sono benestanti, le vittime non vengono tutelate né risarcite».
LA PROPOSTA DI RIFORMA LANCIATA DA ANGELO PISANI
È ora di dire basta a un tipo di giustizia selettiva e a questa ipocrisia istituzionale, chiunque sbaglia deve pagare. Serve una riforma radicale che preveda:
1. oltre a severe condanne per i responsabili di ogni tipo di violenza, anche i genitori nel
caso di minori violenti. Un fondo nazionale di indennizzo per tutte le vittime di violenza, anche nei casi in cui i responsabili siano minori, nullatenenti o irreperibili.
2. L’obbligo ancora più evidente e pubblicizzato di responsabilità civile dei genitori per le azioni dei figli minorenni, con possibilità di intervento dello Stato nei casi di famiglie assenti o disfunzionali.
3. Una legge quadro contro ogni forma di violenza, che protegga tutte le persone, a prescindere dal sesso, e che riconosca anche la violenza subita dagli uomini e dai minori come fenomeni reali e diffusi.
4. Servizi sociali realmente funzionanti, non solo di parte rosa e non solo sulla carta, ma presenti nei territori, nei quartieri difficili, dove spesso si formano i futuri carnefici e si abbandonano le future vittime, con attenzione vera anche dietro le tende delle case della borghesia rimasta.
«È finito il tempo delle mezze misure – conclude l’avvocato Pisani – se un minore aggredisce un altro ragazzo con un oggetto contundente, lasciandogli lesioni permanenti, come è accaduto a Napoli, non si può più parlare di “ragazzata”.cÈ criminalità. È violenza. È responsabilità genitoriale e sociale. E quando i genitori sono assenti o incapaci, lo Stato deve farsi carico della tutela delle vittime, anche economicamente.
Tutti parlano di educazione. Ma senza sanzione, prevenzione, giustizia e indennizzo certo, non ci sarà mai vera educazione. Solo slogan vuoti».
Infine: «Lo ribadisco con forza: difendere solo una parte della popolazione e ignorare le altre vittime è una violenza nella violenza. Chiunque subisce un torto, chiunque viene colpito nel corpo o nell’anima, deve avere lo stesso diritto alla giustizia, alla verità e al risarcimento. Ecco perché la sentenza di Napoli deve essere un punto di svolta e non un caso isolato. Solo così potremo spezzare la catena dell’omertà, dell’impunità e dell’abbandono, ridando dignità a tutte le vittime di questa società malata e disattenta».
Per segnalazioni o assistenza legale, visita www.1523.it – il primo servizio nazionale contro tutte le violenze, senza pregiudizi.